Danzare insieme in Biodanza è imparare a vedere e sentire la bellezza di ognuno.

Ogni sessione di un Corso settimanale di Biodanza comincia con un cerchio in cui siamo invitati a esprimerci su come ci siamo sentiti danzando la volta prima o nella nostra vita durante settimana trascorsa, parlando in prima persona e sospendendo giudizi, commenti, interpretazioni, analisi.

Siamo tutti abituati a giudicare: è così che siamo stati educati. A volte finiamo nel circolo vizioso di giudicare noi stessi o gli altri, per averlo fatto! Altre volte invece può sembrarci che trattenerci dal farlo comporterebbe una rinuncia a esprimere la nostra opinione. Fino a che forse arriviamo a riconoscere che se/quando nell’esprimere la nostra opinione usiamo una parola piuttosto che un’altra stimoliamo risposte diverse: altrettanti giudizi nei nostri confronti, rabbia, contrizione, confusione – oppure ascolto, richieste di comprendere meglio, tentativi di dialogo.

Camminare con Biodanza ci porta anche qui, ad apprendere a vedere tutti i giudizi, che riceviamo o che diamo (perfino a noi stessi), attraverso una lente più luminosa e compassionevole. A cogliere che i giudizi ci fanno sentire sempre a disagio, sminuiti in una classifica o una gerarchia, delegittimati, deprivati della nostra dignità. A cogliere che anche quando sono positivi ci incatenano al confronto con cosa succederà la volta successiva, se ci sarà il rischio che cambino di segno, da positivo a negativo.

I giudizi in un attimo negano il diritto sacrosanto di sperimentare l’abbondanza di possibilità che è in ognuno di noi. Possibilità che attendono solo le condizioni migliori per essere espresse, ma che nella civiltà iper-razionale, iper-tecnologica e iper-competitiva che ci siamo costruiti hanno poco spazio.

Camminare con Biodanza ci porta a sentire quanto nutrimento alla crescita di ognuno di noi possa esserci se reciprocamente ci vediamo nella nostra immensità e ci accogliamo incondizionatamente, per il solo fatto di esistere.

Ci porta a condizionarci positivamente in un ambiente protetto, al punto da incorporare la forza necessaria a esprimerci pienamente nell’ambiente meno protetto che ci circonda.

Allora i nostri volti possono distendersi, il nostro movimento può rigenerarci, gioia e solidarietà possono espandersi fra noi, incontrarci può diventare pura poesia, e se sgorgono lacrime sono finalmente solo liberatorie!